L’Italia è il terzo Paese nel mercato europeo dei consumi fuori casa. Il BelPaese si posiziona, con 83 miliardi di spesa, subito dopo Inghilterra e Spagna.
Da questo dato è iniziato il convegno annuale di TradeLab sui consumi fuori casa, volto a stilare una proiezione su come sarà questo mercato nel 2030. Una previsione che parla di un consumo fuori casa in crescita, fino ad arrivare ai 111 miliardi di euro entro il 2030.
Come si evolve la domanda di food & beverage, soprattutto nel fuori casa
Cosa significa domanda di food&beverage?
Ha voluto darne una definizione il presidente di Tradelab, Luca Pellegrini:”Food & beverage un insieme di pratiche di consumo che richiedono beni, servizi e tempo, e attivano interazioni familiari, amicali e lavorative. Praticamente il cibo è ovunque”.
Lo stesso Pellegrini ha anticipato come il mercato dei consumi fuori casa continuerà a crescere, per diversi motivi. Spiccano, su tutti il ridimensionamento delle case (sempre più piccole, sempre meno favorevoli alla cucina) e, soprattutto, il cambiamento del ruolo femminile. Anche l’esigenza odierna alla socializzazione e il turismo sono fattori che stanno incidendo notevolmente…
Tutto questo sta generando l’affermazione di piatti pronti e altri prodotti alimentari ad alto contenuto di servizio, ma anche la crescita forte del food delivery, e in generale della scelta di consumare il pasto fuori dalle mura domestiche.
Che ruolo potranno giocare l’industria alimentare e le aziende del food service in questo contesto?
Per quanto riguarda l’industria, si riveleranno vincenti i prodotti su misura e i prodotti che danno valore al brand tramite la distribuzione. Per quanto concerne la distribuzione, invece, Andrea Boi, senior consultant di TradeLab afferma come anche il sistema complessivo della distribuzione alimentare stia cambiando.
“Oggi ci sono una media di 25 distributori per ogni provincia italiana, oltre ai cash and carry e alla GDO a cui il ristoratore ricorre per diversi motivi. Saranno i player nazionali a crescere di dimensione e i consorzi di distribuzione diventeranno sempre di più centrali di marketing, volte ad evidenziare le caratteristiche di prodotti freschissimi e di quelli ad elevato contenuto di servizio. Specializzazione di canale e assortimento completo rappresentano sempre di più le politiche vincenti”.
Si verificherà anche una tendenza alla concentrazione delle attività di distribuzione: si prevede una riduzione dagli attuali 2.541 distributori specializzati nel fuori casa ai 2.100 nell’arco di dieci anni, con una dimensione di fatturato medio destinata ad una rapida crescita.
Quello che ci si aspetta è la consolidazione dei distributori full-service, quelli che uniscono il cash and carry al delivery. Oltre all’avvento di piattaforme e-commerce, della GDO attraverso i CEDI.
Come cambiano i punti di consumo fuori casa
Si attende una riduzione dei ristoranti indipendenti (dall’86% degli esercizi di oggi al 79%) e una crescita della ristorazione commerciale o di catena che passerà dall’attuale 6% al 15%.
La ristorazione commerciale, in particolare, ha triplicato il proprio fatturato negli ultimi quattro anni e 70 nuovi player sono entrati sul mercato negli ultimi due anni. C’è un interesse importante per l’Italia che, ricordiamo, è il terzo mercato europeo e il secondo per transazioni. L’anomalia sarà data dal fatto che le catene che apriranno saranno di piccole dimensioni e con un forte tasso di artigianalità nell’offerta, tipico della italianità del cibo. La ristorazione resterà comunque il canale esperenziale per eccellenza, dove si concentreranno le maggiori innovazioni di formato. Avranno successo i format ibridi, tipo panetterie/caffetteria/pasticceria o le risto-macellerie. E poi la digitalizzazione: un capitolo difficile da affrontare per i ristoratori, specie i più legati alla tradizione, ma necessario…