Questo sempre più abusato sostantivo su cui si costruiscono business-plan o strategie mediatiche trova nella risposta di Salvatore Nicastro la più pulita delle definizioni: “Alle otto del mattino vado a fare la spesa per la trattoria, poi entro in cucina e, a porte aperte, comincio a preparare ciò che serviremo a pranzo e cena. Lo faceva mia madre, lo faccio io. Ogni passaggio delle ricette è fatto o visionato da me”.
Gesti che si ripropongono quotidianamente da settant’anni, tanti si accinge a compierne Taverna Nicastro, la trattoria che Michele Nicastro e Concetta Giurdanella aprirono a Modica nel 1948 e che, oggi, è nelle mani del figlio Salvatore.
Un oggi che ha alle spalle una lunga storia: quando hai iniziato a gestire il locale?
“Ufficialmente nel 1988, quarant’anni fa. In realtà dal 1961, quando mia madre, incinta, continuava a lavorare in trattoria. Ci sono praticamente nato e cresciuto tra queste mura”.
Tranne che nel periodo in cui hai conseguito la laurea in Scienze Economiche Bancarie; come mai non hai scelto di proseguire in questa professione?
“Perché il cuore batteva qui. Come in quasi tutte le famiglie di osti i genitori vorrebbero vedere i loro figli fare altro, rispetto alla fatica di questo mestiere. Ma se ci cresci dentro diventa difficile rinunciare. La laurea mi serve, oggi, per gestire con serenità la trattoria; nel conto economico, nel food cost, nella gestione”.
La tua è una cucina fortemente improntata al territorio, alle sue valenze; come la vivono i clienti?
“Con una curiosità crescente. Vuoi mettere raccontare, al posto dei passaggi millimetrici di una cucina d’autore, la storia di una giardiniera fatta in casa, di una carne che esce dalla nostra vocazione familiare, del lasgnaturi per produrre le scacce modicane?”
Cos’è lo lasgnaturi?
“Il bastone per battere a mano la sfoglia per le scacce. Noi lo usiamo ancora, tutti i giorni, al posto del battitore meccanico. Vengono più buone? Non te lo so dire, ma so per certo che è più coinvolgente prepararle così, che non a macchina”.
Oltre alle scacce, quali sono i piatti che piacciono di più, che non vorresti mai togliere dal menu?
“Gli arancini, come li facciamo noi, con estrema semplicità. Ma anche il coniglio alla Nicastro e i ravioli di ricotta con il sugo di maiale. Sono le ricette più apprezzate e quindi sempre in menu. Qui si fa tutto in casa, i ravioli modicani si fanno ogni giorno e se qualcuno ci chiede qualcosa di particolare, sempre legato alla tradizione, abbiamo bisogno di qualche giorno per prepararlo, perché dobbiamo selezionare il meglio per quella richiesta”.
Il maiale ritorna spesso nelle vostre ricette…
“Per forza, mio padre era un esperto di bestiame. Abbiamo tuttora la licenza di macelleria e selezioniamo solo carni perfette per i nostri ospiti”.
Clientela locale o turisti?
“Persone del posto che portano turisti. Siamo parte integrante di questa comunità”.
Come festeggerete i settant’anni della trattoria e i tuoi primi quarant’anni in questo locale?
“Nel modo più semplice e tradizionale che esista. All’alba in cucina per preparare le ricette che serviranno. Poi l’arrivo del parroco per dare la benedizione. Lo spettacolo finale con musica e balli”.
Eccola qui l’altra parola che contraddistingue Salvatore Nicastro: la semplicità. La vedi nei suoi gesti, eleganti.
Trattoria Taverna Nicastro
Via S.Antonino 30, Modica RG
Tel. 0932 945884
www.tavernanicastro.com